Gio. Mar 28th, 2024

Una discesa agli inferi di due vite travagliate dalle passioni, la storia intima e segreta di Maria Pascoli e Marilyn Monroe, la mesta sorella del grande poeta e la diva irresistibile divenuta icona mondiale, che s’incontrano e si svelano sul palco di Teatri di Vita, nella settimana dedicata al drammaturgo, regista e critico teatrale Giuseppe Liotta.

Apre la rassegna il debutto in prima nazionale di “Maria Pascoli, una storia segreta”, da martedì 13 a giovedì 15 maggio (ore 21) a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485; info 051.566330, www.teatridivita.it). Scritto e diretto da Giuseppe Liotta, affida all’interpretazione artistica di Uliana Cevenini, Mirella Mastronardi e Alessandro Tampieri della Compagnia Trame Perdute, l’esplorazione di un universo interiore, taciuto, sofferto, che palpita dietro la trinità sensuale di una famiglia, in cui un fratello e due sorelle condividono un’amore ai limiti dell’incesto. Giovedì 15 maggio, in Sala Tondelli, al termine dell’ultima replica, è prevista la presentazione del libro, fresco di stampa, che raccoglie le recensioni dello stesso Liotta: “Il diavolo e la bellezza. Trent’anni di critica teatrale (1968-1998)” (TramePerdute Edizioni),

Infine, da venerdì 16 a domenica 18 maggio (ore 21), ecco “Marilyn, 5 agosto”, scritto da Giorgio Scalise, diretto da Giuseppe Liotta ed interpretato da Martina Valentini, che ripercorre tutta una vita attraverso i ricordi personali di Marilyn, nell’ultima dolorosa notte che precedette la sua morte.

Due donne, molti amori, alcuni segreti: Maria Pascoli e Marilyn Monroe protagoniste della settimana che Teatri di Vita dedica a Giuseppe Liotta, con due rappresentazioni teatrali e la presentazione di un libro.

“Maria Pascoli, una storia segreta” debutta in prima nazionale sul palco di Teatri di Vita, con un racconto che s’insinua tra le pieghe di una vita familiare, quella di Giovanni, Ida e Maria Pascoli, in quel particolare ménage à trois che ha visto i tre fratelli e sorelle convivere amorosamente per anni nella stessa casa. Sulle orme di un percorso caro a Liotta, ripetutamente costellato dalla presenza di figure femminili, è proprio Maria con la forza dirompente delle sue passioni a sbaragliare i tabù moralisti di un amore illecito, troppo spesso celato da una personalità timida e sommessa e una devozione in grado di sopravvivere oltre la vita terrena.

Nessun interesse mi spingeva ad un lavoro drammaturgico in questa direzione; nel monumentale libro scritto da Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, c’era già tutto: amori e morte, episodi minuti ed eventi grandiosi, incontri effimeri e colloqui con uomini straordinari, una ricchezza di aneddoti accecante, una storia con un unico personaggio imponente  e per tanti versi inquietante, tenuto insieme da un solo punto di vista, quello di Maria, che ogni cosa mette in ordine e regola secondo il suo comune e arguto sentire. Ma, ad un certo punto, seppure affascinato dalle suggestioni presenti in quell’infinito racconto, ho trovato all’improvviso uno “spazio drammaturgico” libero, aperto: in quel tempo di nessuno quando, distrutto in un incendio il primo manoscritto di Lungo la vita… Maria decide di riscrivere tutto da capo il libro a cui aveva dedicato la sua vita. Ed è proprio questo preciso momento, particolare ed eccezionale, della sua esistenza che, da un punto di vista strettamente teatrale e drammaturgico, mi ha completamente catturato e sedotto: quel vuoto, quell’assenza di memorie era lì pronto, disponibile ad essere riempito di parole nuove, certamente mai pronunciate, ma possibili e vere perché scaturite, seppur diverse, da quella stessa fonte che, per prima, le stava generando. (Giuseppe Liotta)

Un’altra donna al centro di “Marilyn, 5 agosto”, quella Marilyn Monroe che come Maria Pascoli non può più nascondersi, proteggere il suo personaggio, ma si abbandona ad una lunga confessione, nella tragica notte trascorsa nella stanza d’albergo in cui si toglierà la vita, all’agente di polizia che ne trova il cadavere. Ne deriva un flusso di ricordi che ripercorre i momenti felici e quelli drammatici della sua esistenza, soffermandosi sugli amanti da Arthur Miller a Joe Di Maggio, da Lee Strasberg ai fratelli Kennedy, e sui successi cinematografici che l’hanno resa una stella di Hollywood, in un monologo che rivela, accanto alla protagonista, la presenza costante del suo alter ego, la Marilyn giovane e ancora semplice dal nome Norma Jean.

Giuseppe Liotta, regista e drammaturgo, fondatore nel 1989 della Compagnia Teatrale Trame Perdute, è stato docente al Dams presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, per gli insegnamenti di Storia della Regia e Metodologia della critica del teatro. Critico teatrale e cinematografico, scrive per il “Giornale di Sicilia” di Palermo e per le riviste “Hystrio” e “Teatro Contemporaneo e cinema”.

 

TEATRI DI VITA

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