Lun. Apr 29th, 2024

Aurelio Gravina

Sabato 19 novembre, la Galleria “Arianna Sartori Arte & object design” di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, inaugura la mostra dell’artista AURELIO GRAVINA “Il fenomeno dell’occhio che non sente”.

Dal comunicato ufficiale


La personale, curata da Arianna Sartori, sarà inaugurata Sabato 19 novembre alle ore 17.30 alla presenza dell’artista e durante l’inaugurazione sarà presentato un video sul tema “Metamorfosi o Cambiamento” di Aurelio Gravina.

L’esposizione resta aperta al pubblico fino al 1° dicembre, con i seguenti orari: dal lunedì al sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30, Domenica 27 novembre 15.30-19.00.

 

AURELIO GRAVINA

“IL FENOMENO DELL’OCCHIO CHE NON SENTE”

Vi sono momenti in cui la forza “celebrativa” della pittura si fonde con il concetto, l’ESSENZA/ASSENZA.

Nelle nuove tele di A. Gravina questo percorso/incontro coincide in maniera spontanea e viene supportato dalla misura dell’ATTO, dalla forza del colore e dalla tecnica pittorica “materica”. La direzione di tale ricerca riconduce spontaneamente al corpo ai suoi mutamenti. I riferimenti pittorici in questo ciclo di opere ci portano alla pittura di PEI MING alla sua forza espressiva legata al gesto ma soprattutto al continuo indagare il corpo nelle sue pieghe più drammatiche.

In un suo documento A. Gravina afferma:

“Studio da tempo la possibilità di rimanere uguale alla mia immagine di sempre, ma “sempre” è al di là del tempo (Luigi Giglio).

Esercizi fisici come pennello, alimentazione come prassi: Fenomeni che non contemplo, che non amo; affievoliscono l’impegno e stabiliscono cambiamenti. La percezione ottica fissa altro uomo. Forse si tratta di “ALTRO”/ l’impegno è come renderlo in pittura/

Il cambiamento / che io chiamo malattia / sottintende la memoria dell’immagine: quello che non si riconosce / che non si conosce più. I ritratti dell’uomo che vede irrimediabilmente sconvolta la sua percezione ottica, quello che il tempo ci prospetta. L’”INTERNO” che non si vede e che reclama una presenza attraverso l’”INVOLUCRO”. Perchè tale visione? Ognuno di noi ha un pensiero dell’ESSERE del DIVENIRE questo ferma il tempo lo sospende, concepisce un pensiero de-pensato.

Però un’attività del pensiero crea “ALTRO” / È questo che mi interessa. Poiché l’occhio non sente, controllo la pittura che riporta all’INNOCENZA.

Bisogna trovare altre / ulteriori giustificazioni, informazioni che non siano STORIA, esperienze di cui si parla senza entrare nel “diritto dell’arte”. Pensare alla complessità del CERCO/TROVO, dunque sono o seguire il flusso che introduce alla pittura artigianale che considera il “mezzo” come urgenza del NON ESSERE.

L’INVOLUCRO che accoglie la vita è “miseria” davanti al VUOTO che lo segue. Dipingere il VUOTO è il mio intento. (testo critico di Cecco Alcamo)

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