Gio. Mar 28th, 2024

ANNA VASILE – Artista barese, vive e opera a Bologna.

Ha studiato decorazione pittorica all’Istituto d’ Arte e all’Accademia d’Arte di Bari. Negli anni di attività, a partire dal 1972, ha partecipato a numerose collettive, allestito personali in Italia e all’estero e illustrato alcuni libri. Le sue opere pittoriche e scultoree sono pubblicate su cataloghi, libri e riviste d’arte. Artista versatile e poliedrica, Anna Vasile nella sua proteiforme attività’ creativa sembra privilegiare la pittura, sperimentandola in tutte le sue potenzialità tecniche ed espressive; parimenti e’ versata al disegno e alla scultura. Nei suoi lavori esplora realtà bidimensionali e tridimensionali, utilizzando la figura femminile come trait d’union di una poetica animista, a tratti sensuale e magica, di reale evocazione. Molteplici sono i temi del suo impegno creativo: la visione di un’energia interiore come verità di sentimenti, l’espressione dei desideri legata all’inconscio, l’esplorazione della materia come solidità o precarietà della natura, l’indagine sui ritmi del gesto pittorico e gli equilibri del disegno come vibrazione di ombra e luce; in poche parole l’attenzione per la ” bellezza” delle cose del mondo. Dallo studio delle sue composizioni emerge un’identità artistica dinamica e vivace, nutrita di tutte le tensioni che caratterizzano il linguaggio dell’arte contemporanea. Nelle sue creazioni è possibile riconoscere differenti modi di intendere l’istinto creativo come puro “Incanto Emozionale”, in cui tanto la realtà quanto il sogno divengono verità. “Rifugio”! Ecco che la sua pittura diviene una sorta di scrittura privata capace di esplorare moti inconsci di intimo vissuto. L’arte di Anna, infatti, si immerge nella profondità dell’essere e da’ corpo a percezioni sensoriali che appartengono all’affascinante e misterioso universo femminile che celebra attraverso i ritratti di donna. Nei suoi oli, dunque, la figura è il tramite di questa memoria atavica: si impone come dato reale nello spazio della composizione, riempiendolo con l’immediatezza dell’immagine e la forza evocativa del colore. Presenze tangibili e carnali, colte in momenti di intima e famigliare atmosfera. In queste opere Anna esprime il suo messaggio che è in continuo divenire come ogni sua ispirazione: l’opera d’arte figurativa rinasce a nuova vita incontrando l’interprete o l’osservatore cui possa rivelarsi. In questo senso l’impegno creativo della Vasile, consapevole e coerente, ha scelto la manualità del disegno e il rapporto sensoriale con la superficie della canapa e il colore come tramite per un’ esperienza che sedimenta l’arte nella persona. (Critico d’arte Dott.ssa Rosanna Mele)

MASSIMO RENZI – Nasce a Corinaldo (AN) il 30 gennaio 1968.

Sin da piccolo dimostra una spiccata predisposizione per il disegno, notata dal suo primo maestro il pittore senigalliese Giorgio Ciacci, che cercherà di guidarlo verso studi appropriati presso istituti ad indirizzo artistico. Diplomatosi invece all’Istituto Tecnico “Corinaldesi” di Senigallia, mantiene viva la passione per l’arte continuando a disegnare, prediligendo come tecnica il carboncino ed il pastello.
I temi sviluppati in quegli anni sono ricercati nella sensibilità di un animo a contatto con la natura trovando spunti nel paesaggio che lo circonda. Nel 1999 decide di utilizzare come tecnica pittorica l’olio. Nascono in questi anni i primi tentativi di mettere in relazione, attraverso la nuova materia, la luce con il colore.
Nature morte, paesaggi sono studiati cercando di dare luce e volume attraverso campiture di colore puro giustapposte fra loro. Nel 2001 decide di entrare in contatto con il maestro e pittore Piergiovanni Antici, dando così inizio ad un costante scambio di riflessioni sull’arte pittorica.
Approfondisce nel frattempo lo studio degli effetti compositivi della grafite pur mantenendo come materia privilegiata la pittura ad olio. Attualmente studia e lavora a Senigallia.Un raffinato rapporto dialettico tra ombra e luce, un vivido alternarsi di prosa e versi all’interno di un concetto aperto di poesia totale in cui realismo e idealismo non entrano in conflitto, ma si intrecciano e si completano. La pittura di Massimo Renzi potrebbe identificarsi in una speciale sintesi di molti dei motivi vitali di un romanticismo universale, un florilegio di ipotesi visive che riflettono la realtà nello specchio di uno spiritualismo inquieto, riverberato e moltiplicato da un silenzio assordante, autentico elemento di tensione e raccordo di forze.
I colori rincorsi a tratti brevi e ravvicinati a taches – le “macchie” tanto care a gran parte della pittura impressionista – paiono il frutto di approfondite riflessioni su tutto quanto concerne la teoria della visione, dai trattati scientifici di Eugéne Chevreul fino alle più moderne intuizioni dell’arte cinetica: l’armonia della percezione risiede in una sorta di “immobilismo cangiante”, un movimento appena suggerito e quasi sovrasensibile, capace di lasciare dietro gli spazi percorsi la scia di luce del senso universale. Dipingendo la luce in sé stessa, indipendentemente dagli oggetti sui quali si espande, Renzi lascia continuamente ulteriori e rinnovate possibilità allo sguardo, la capacità intuitiva e storicamente alchemica di fare interagire elementi differenti creandone di nuovi ad ogni successivo istante percettivo: il quadro diviene allora l’ideale palcoscenico in cui l’idillio classico si produce in una eco lirica, dalla leggibilità limpida e immateriale, l’istanza poetica che trova spazio nella convinzione di una realtà trascendente, accurata suggestione dal vivido linguaggio simbolico e prezioso. Una sostanza vela l’atmosfera del dipinto, un elemento ritrovato tra sensazione e percezione: l’intensità brillante che “illimita” l’immagine, supera i confini del quadro per tradursi in soffio, spirito, consapevolezza. Mondo visibile e invisibile restano separati da una soglia assai labile, la velocità di pensiero non auspica l’idealizzazione del finito, ma la realizzazione dell’infinito. (Critico d’arte Alberto Gross)

VITO GIARRIZZO – Nasce a La Spezia il 6 marzo 1940, inizia a disegnare e dipingere giovanissimo.

Frequenta il Liceo Artistico di Carrara e successivamente l’Università degli studi di Firenze, dove nel 1970 consegue la Laurea in Architettura. Dal 1974 al 1989 ha insegnato al Liceo Artistico e all’Istituto d’Arte di Firenze . Ha fatto numerose esperienze di lavoro oltre che in Italia, viaggiando in Medio ed Estremo Oriente, Europa, Africa e Centro America, affiancando all’attività professionale di architetto, il lavoro artistico di Pittore, che svolge da più di quaranta anni. La sua ricerca artistica è incentrata sulla condizione dell’Uomo e i vari aspetti della Vita e dell’ambiente del nostro Pianeta. Pur attento ai vari movimenti dell’Arte contemporanea, opera una rivisitazione critica e sperimenta linguaggi diversi in piena libertà, indipendente da ismi e mode ricorrenti, elaborando una sua originale visione del fare arte.
Attualmente svolge la sua attività in Italia con base a Bologna. Di notevolmente interessante questa pittura ha che si presenta come interprtetazione ancora da compiere sino in fondo del moderno.
Quello che in genere si rimprovera, e non sempre a torto, alla pittura contemporanea è una certa monotonia tematica e stilistica, per cui l’uscita dal moderno è realizzata, e va bene, ma non ci si può non chiedere dove poi sia approdata. Qui, forse per merito dell’uso della distanza e della sobrietà di cui si parlava prima, ci si ferma con studiata decisione proprio sulla soglia, interrogandosi instancabilmente ( giustamente e in obbedienza alla sua poetica, Giarrizzo è in attività costante) sulle strade da percorrere, sulle varianti da apportare, sui soggetti che meglio possano avere licenza di espressione.
L’inizio del novecento è stato vertiginoso, con i suoi movimenti, i suoi grandi nomi, la carica innovativa e rivoluzionaria, le ricche prospettive offerte agli eventuali eredi,i geniali stravolgimenti della forma e del colore. E questo inizio da un certo punto di vista poteva ( ed è accaduto) essere interpretato come fine, fine dell’arte, termine della possibilità di espressione.
Piace qui chiudere ricordando che un poeta francese parlando di Leonardo da Vinci diceva che se si fosse trovato di fronte ad un abisso si sarebbe messo a pensare a come costruire un ponte.
Possibilità attiva e dinamica, dunque, di costruzione, di risoluzione delle situazioni, il tutto senza se e senza ma. Si licet parva componere magnis , Giarrizzo deve aver avuto una intuizione simile e proprio da architetto ( “ costruttore di ponti”). La grande arte del novecento ha dato i suoi esiti e ha suggerito se non imposto la rottura non solo con i canoni antichi ma anche con quelli del moderno. Dando anche origine, si sa, a quel movimento che passa col nome di postmoderrno. E se invece si provasse a continuare quelle grandi indicazioni senza irredimibili cesure, meglio, semmai, riflettendoci e saggiando dei nuovi passaggi, delle inedite transizioni e, forse, transazioni? E’ probabile che Giarrizzo abbia pensato proprio questo o qualcosa di molto simile. Del resto l’uso contenuto delle suggestioni e delle forme non può non portarlo che in questa direzione. (Tratto dal testo critico di Gregorio Scalise)

Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte

Via San Felice 18 – Bologna

Durata mostra:
dal 14 marzo al 26 marzo 2015
dal mercoledì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 con orario continuato
martedì e domenica 15.00 – 19.00
lunedì chiuso
Ingresso gratuito
Info e contatti:
Sito: www.wikiarte.com