Ven. Apr 26th, 2024

Dopo una prima esperienza in ambito informale e un successivo avvicinamento al lavoro di Arshile Gorky e Robert Delaunay, Aricò intraprende un processo di oggettivazione della pittura che lo conduce, nella seconda metà degli anni Sessanta, a risultati affini alle coeve sperimentazioni d’oltreoceano (dall’Astrazione Post-pittorica al Minimalismo), ma con caratteristiche del tutto originali. La specificità del suo lavoro risiede nell’associare la sensibilità del colore con il rigore di una forma che pian piano prende volume sulla tela fino a divenire oggetto tridimensionale (o “shaped canvas”), illusionisticamente in espansione nello spazio.

Comunicato a cura di Susanna Fabiani

 

In Forma e campionario (1965) la pennellata, seppur ancora vibrante, delinea una forma geometrica concepita quale elemento modulare da ripetere e variare, per poi dar luogo ad una scansione ritmica di rapporti assonometrici (in Assonometria simultanea, 1965). La serialità implicita alla iterazione di una forma, si svincola pian piano dalla bidimensionalità della tela, cercando una preliminare espansione nello spazio. Nelle quattro varianti di Progetto Assonometria del 1966, infatti, l’artista, campendo una medesima figura arrotondata con colori che vanno dal bianco al verde, tenta di conferire virtualmente alla pittura sempre più volume, come per farla distaccare dal supporto. Da qui all’idea delle tele sagomate il passo è breve. Prospettiva (1969), Prospettiva verde-rossa-blu (1971), Prospettiva blu (1971) e Tricromia (1972) sono costruzioni geometrico-architettoniche in cui l’emozione del colore, caratteristica dei lavori degli anni Sessanta, viene del tutto filtrata dalla razionalità della forma per trasformare la pittura in un “oggetto” capace di far coincidere l’oggettività della struttura con la soggettività della sua percezione.

Rodolfo Aricò nasce a Milano nel 1930 e, dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Brera, si iscrive all’Accademia e poi alla Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano. La sua prima personale risale al 1959, presso il Salone dell’Annunciata di Milano; mentre la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia è del 1964, seguita da una seconda nel 1968. Nel 1974 si tiene l’importante antologica a Palazzo Grassi a Venezia e nel 1980 la mostra Rodolfo Aricò. Mito e architettura nella casa del Mantegna a Mantova. Nel 1986 Aricò partecipa alla collettiva itinerante 1960/1985 Aspetti dell’arte italiana al Kunstverein di Francoforte, Berlino, Hannover, Bregenz e Vienna, per poi prendere parte alla mostra Emotion und method, curata nel 1987 da Eberard Simons alla Galerie der Kunstler a Monaco. Dagli anni Novanta fino al 2002, anno della sua scomparsa, espone in numerose mostre in Italia e all’estero tra cui quelle di Milano, Stoccolma, Schwaz, Venezia, Urbino e Roma.

 

Galleria Il Ponte

Via di Mezzo 42/b – Firenze

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