Sab. Apr 27th, 2024

Il lavoro artistico di Buratti e quello di un linguaggio che si fa strumento specifico della conoscenza entro l’orizzonte del rapporto uomo-natura.

Occorre insistere sulla qualità del pensiero ecologico nelle tele e negli oggetti tridimensionali che costituiscono i generi a cui Buratti adegua la propria fantasia. Nel quadro mentale e sperimentale di questo interesse l’arte diviene esperienza insieme della conservazione e della perdita, rappresentazione della natura nella sua strenua estrema bellezza. Il linguaggio dell’arte e’ il solo che possa esprimere la concretezza del rapporto fra ciò che e’ puntuale e ciò che si pone come generale, dire l’appartenenza a un luogo che e’ insieme centro del rischio e scena del mondo.

Ma per Buratti – e’ opportuno ribadirlo – l’ecologia e’ una rappresentazione dell’essere e dell’esserci (Sein e Desein): un’ottica entro la quale l’arte non può essere esperienza della natura e della sua bellezza nel tempo della perdita. Cadono le pioggie acide sui grandi parchi protetti, Jellowstone o il Gran Paradiso, sui faggi, i larici, le querce e gli abeti della fascia mediterranea. La generalità del fenomeno condiziona l’immaginario dell’artista. Basti ricordare il rigore spoglio che presiede alla serie di oli e acrilici intitolata Alberi: una sequenza quasi regolata metricamente (il titolo ricorrente di Ritmi e’ significativo) in cui ricorrono i tronchi nudi del pioppo padano con la loro corteccia grigio-cenere e argento, tagliati dai margini del quadro così da escludere – a parte poche eccezioni – rami e radici, infine proiettati su un fondo sanguigno omogeneo, quasi un tramonto di fuoco o una combustione fredda, contro la quale i tronchi svolgono la funzione come di grosse sbarre di una cancellata o di prigione. Il ricordo delle combustioni di Burri sembra innegabile. (Pietro Bonfiglioli).

L’albero. Pilastro del collegamento terra cielo, sacro in tutte le religioni, garante del meraviglioso equilibrio della natura, l’albero e’ protagonista di molte opere. Patriarca possente o modesto frammento di potatura, l’albero – dice Buratti – si adatta al contesto, si piega, si sposta a cercare il sole, grazie alla profondità delle radici sopravvive strenuamente e soccombe solo se aggredito con violenza. Ripetendo come una mantra il tema, egli costruisce architettonicamente eleganti visioni di tronchi e ramificazioni quasi sempre monocromi, accostandoli a vivaci colori acrilici, stesi in campiture definite, piatte e sature, che carica di energia con l’intento i trasmetterci un’immagine di speranza. Utilizzando una tecnica simile al frottage, trasferisce direttamente sulla tela la bellezza della pelle di pioppi e betulle, raccoglie rami e li imprime in una sorta di sindone rovesciata; come già faceva in passato – quando inseriva direttamente pezzi di rami in opere polimateriche – l’autore cerca mostrare gli alberi direttamente come sono, senza riprodurli, poiché le loro cortecce e il loro portamento sono già racconto, descrizione di un’esistenza straordinaria, capace di testimoniare il miracolo della creazione che ci fa simili e unici. (Valeria Tassinari).

 

“RITMI – RHYTHMS 1987-2014”

Date: 18 ottobre 2014 / 26 gennaio 2015

 

SPACEinteriors – Bologna

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