Sab. Apr 20th, 2024
Leon Ferrari,Escritura,1976, ink on paper, 46,5×33cm

Dopo la mostra personale No-Water-In dello scultore americano Richard Nonas, la galleria P420 (piazza dei Martiri, 5/2 Bologna) propone una selezione di artisti, italiani ed internazionali, che hanno utilizzato, a partire dagli anni ’60, un segno ripetuto, un grafismo non convenzionale, un alfabeto mentale non codificato che assume la forma di una scrittura illeggibile.

Dal comunicato ufficiale

 

Non Poesia Visiva né Concreta il soggetto della mostra che inaugurerà il prossimo 22 Ottobre alle ore 18 e che si intitola Alfabeti della mente, ma una ricerca Concettuale da collocare al limite di demarcazione tra lo scrivere disegni e il disegnare scritture. Come fa notare Angela Madesani nel testo di introduzione alla mostra, il linguista francese Roland Barthes affermava che «una scrittura non ha bisogno di essere leggibile per essere pienamente scrittura». Inoltre, tra gli anni ’60 e ’70, molti sono gli artisti che nel panorama internazionale, fanno dichiarazioni e danno vita a proclami, fortemente segnati dalle appartenenze ideologiche e ancora più spesso politiche. La protesta si fa palese, urlata. Un atteggiamento il più delle volte facile, dichiarato, alla moda. Le opere qui in mostra sono controcorrente rispetto a tutto questo e non certo per partito preso. Ci troviamo di fronte a lavori, realizzati con tecniche tradizionali, perlopiù carte, in cui è una profonda consapevolezza sociale, storica e soprattutto di linguaggio. Così nulla è casuale o effimero e ogni significante riesce ad assumere, un proprio, il più delle volte non convenzionale, significato.

La mostra comprende oltre 40 opere di 11 artisti selezionati. Nei suoi Frammenti di un autoritratto anonimo, Carlo Alfano codifica una grammatica fatta di numeri, mentre l’artista Irma Blank, tedesca ma da quasi cinquant’anni in Italia, nelle Eingschriften così come nelle Trascrizioni si dedica alla traduzione del concetto di indicibile. In mostra le scritture artificiali compulsive della tedesca Hanne Darboven e gli ossessivi dettati di Dadamaino negli Alfabeti della mente e nei più recenti Sein und Zeit. Tra gli artisti Sudamericani, Mirtha Dermisache (in mostra Textos degli anni ’70 e i più recenti Newsletters, in cui la scrittura artificiale recupera la sua dimensione puramente plastica), León Ferrari (nel lavoro del quale la lettera e il testo, raccontati in mille modi, hanno un ruolo portante) e Anna Maria Maiolino con i lavori di Codificações Matéricas Series. In mostra anche i lavori delle due artiste americane Marcia Hafif («esercizi mentali, che sembrano registrare i meccanismi del pensiero» scrive Angela Madesani) ed Edda Renouf, la cui scrittura «è come un’incisione nella pelle della materia». Antonio Scaccabarozzi inventa leggi che decodificano l’alfabeto e la grammatica di strutture mentali fatte di soli punti, dipinti e battuti a macchina, mentre Jan Schoonhoven organizza linee in bilico tra l’approssimazione e il rigore.

P420 – Arte Contemporanea e Libri
Piazza dei Martiri, 5/2
40121, Bologna
www.p420.it

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