Ven. Apr 19th, 2024

Ormai in Italia si parla solo di crisi. A oggi, quest’anno il mondo intero cresce di più del 3% annuo, UK è intorno all’1%, l’Italia scende quasi del 2%.

C’è qualcosa che si è rotto in questa Nazione: si è persa la voglia di fare, di rischiare, la felicità di guadagnare anche a costo di qualche sacrificio.

A rimorchio di ampie parti della popolazione ancorate ad un’idea novecentesca socialista del lavoro dove lo Stato decideva come e cosa fare e le aziende erano le galline d’oro da tar-tassare, anche la recente contro-riforma del lavoro è andata in questa direzione: più imposte, più contributi obbligatori, meno libertà di scelta su come portare avanti il proprio lavoro, libera professione, tempo determinato/inteterminato, una selva di regole ferree ed automatiche. Risultato: tutto fermo. Quello che i precedenti governi erano riusciti a fare, ovvero fare scendere la disoccupazione come mai prima era accaduto cercando di alleggerire le regole sui contratti di lavoro e fidandosi dei liberi professionisti che, ricordiamolo, spesso sono la culla della piccola impresa, in una Nazione dove i capitali e la liquidità non sono così facili da reperire, tutto questo è stato spazzato via da poco più di un anno di governo ispirato dal centrosinistra a cui, colpevolmente, il centro destra si è accodato dopo mesi di paralisi governativa. La legge sul lavoro Fornero voleva fare diventare tutti a tempo indeterminato ed invece ha fatto diventare tutti disoccupati. Il popolo chiedeva lavoro, ve lo hanno dato sulla carta mentre smantellavano le libere professioni solo per racimolare qualche euro di tasse in più a breve termine. E’ meglio un acconto, piuttosto di una vincita che non si riscuoterà mai.

Come si può pensare di creare ricchezza e quindi posti di lavoro togliendo capitale all’impresa? Come si può ancora credere di potere imbrigliare la vita delle persone ad una rete di regole tanto teoriche quanto utopiche sul mercato del lavoro? Come si può dimenticare che mezzo mondo sta facendo quello che prima facevamo noi in Europa e che noi stiamo perdendo per sempre capacità produttiva? L’Italia sta solo mangiando la sua ricchezza accumulata in anni di sviluppo.

Qualcuno dirà che gli italiani sono ricchi perchè hanno tutti la casa di proprietà. Nulla di più falso. Una casa di proprietà da pagare per trent’anni blocca i cittadini a reddito medio-basso a pagare rate di mutuo per quasi tutta la vita, blocca i consumi, blocca la propensione agli spostamenti per raggiungere mete di lavoro migliori, il mutuo sulla casa blocca la possibilità di investimento in attività lavorative del singolo, blocca sotto il peso del mattone la possibilità di ulteriori investimenti. Mutuo ed eccessiva propensione al risparmio creano in Italia un circolo vizioso che schiaccia tutta l’economia del paese. L’economia italiana è un’economia da ospizio dove si comprano le medicine ma non si comprano più le biciclette per fare correre i bambini e farli crescere. Pensare che sia possibile tassare le imprese ed i cittadini oltre il 30% reale del loro reddito è follia perchè questo, dall’Euro in poi, crea un problema di competitività dei nostri prodotti all’estero che costeranno più di tutti gli altri, oppure porteranno meno guadagno.

Credere che la finanza statale a colpi di lotta ad una supposta quanto tutta da verificare evasione fiscale sia la chiave di un futuro successo è pura illusione. Dobbiamo lasciare libera l’economia reale. Le nostre aziende che chiudono per mancanza di liquidità vengono soppiantate da altre in Germania o chissà dove, quelle che invece vengono comprate da soggetti stranieri porteranno automaticamente tutto il loro capitale all’estero. Le banche potranno ancora galleggiare un poco, ma senza un’economia reale su cui fare il lavoro della banca, ovvero prestare denaro in cambio di interessi, quanto potranno ancora durare? Una banca non può vivere di rendita. Deve fare la banca.

Il risultato della crisi viene addossato alla classe politica italiana, ma il problema è più probabile stia in chi viene degnamente rappresentato da questi politici. In Italia chi ha voglia di fare una giornata in più di lavoro? Chi accetta di lavorare alla sera? Chi accetta che si elimini qualche benefit, qualche giorno di ferie, un po’ di malattia? Chi lavora in agosto come fosse una cosa normale? Perchè le scuole stanno chiuse 3 mesi? Perchè gli studenti non stanno a scuola mattino e pomeriggio? Perchè ci sono più casalinghe che donne lavoratrici? Chi si allontana da casa?

Un’altra riforma inutile è stata quella della scuola perchè non ha toccato l’università se non marginalmente. L’università è il vero problema. Perchè uno studente deve pensare di stare dentro l’università fino ad oltre trent’anni quando a quell’età a Londra si è già degli ottimi manager? L’Università italiana è un buco nero fatto di professori che leggono un libro, portaborse che sognano di fare altrettanto, ricercatori che non ricercano niente se non un misero stipendio a tempo indeterminato. Manca il collegamento con l’impresa, l’utilizzo immediato della teoria nella pratica, la voglia di studiare per “fare”, per creare qualcosa che non c’è, per collaborare con aziende che possono fare diventare realtà quello che tu hai scoperto, creato, modificato; perchè le aziende hanno gli strumenti ed i soldi, ma hanno bisogno di cervelli che le facciano funzionare. Università ed aziende sono due potenzialità che devono fondersi per creare prodotto e ricchezza. Continuare a dire che l’impresa deve stare fuori dall’università è sciocco, inutile e dannoso.

L’Italia a volte è profondamente illiberale. Usciamo da anni in cui tutto era statale e se non si era cattolici si era comunisti… Mondi non così distanti tra loro. Non siamo abituati a pensare che le imprese devono accumulare denare per stare in piedi ed investire. Il posto di lavoro non è del lavoratore. Il lavoro è fluido e ognuno dovrebbe andare dove serve, senza sentirsi dire che sta troppo lontano se abita all’altro capo della citttà, senza remore a spostarsi. Questo blocco fisico è anche un blocco mentale: si chiacchiera della vita degli altri, della moralità di qualcuno, si dà dei ladri ai professionisti, il denaro sembra un peccato cristiano, si invoca la galera per cose assurde… salvo non pensare che potrebbe capitare a te di finire in galera! Si ha paura a fare qualsiasi cosa, che si tratti di una rotonda, spostare un semaforo o costruire un grattacielo. Salta sempre fuori un comitato di quattro gatti urlanti ospitati dai giornali che invocano di aprire un tavolo. Tutto dovrebbe rimanere immutato nei secoli.

Ci sono commercianti che a fronte di pochi clienti decidono di aprire l’esercizio meno ore! Se c’è crisi lavori il doppio, non la metà! Questa è la crisi italiana: conservatorismo, illiberalità, socialismo strisciante, poca voglia di rischiare, poca propensione al sacrificio, poca voglia di lavorare. Se non ci mettiamo tutti in testa che si mangia solo se si lavora tutti, non se si prendono più tasse a quei pochi che già lo fanno, da questa crisi non ne usciremo mai! Ma sta arrivando agosto: riposiamoci un mese e poi ci penseremo, fino al prossimo mese di ferie di dicembre!

Alla fine dei conti, si vuole fare poco in cambio di poco.