Gio. Apr 18th, 2024

Galleria Cardi, galleria d’arte moderna e contemporanea, presenta dal 21 gennaio all’11 aprile 2015 Kenneth Noland: 1958-1980, una mostra dedicata a uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo americano del secondo dopoguerra e in particolar modo del Colour Field Painting.

L’esposizione, curata da Annamaria Maggi, presenta per la prima volta a Milano – negli spazi della Galleria in Corso di Porta Nuova 38 – le opere di Kenneth Noland realizzate tra il 1958 e il 1980, appartenenti alle serie: “Target”, “Stripes”, “Shaped Canvas” e “Plaid”.

Alla Galleria Cardi saranno esposti circa dieci lavori dell’artista americano, fra cui Target del 1958 dedicato all’ultima moglie Paige Rense (editore in capo di Architectural Digest) e alcuni “Stripes” di medie e grandi dimensioni realizzati tra gli anni ’60 e primi anni‘70, uno dei quali, Prairie, fu esposto nella storica mostra del 1970 alla Galleria Leo Castelli di New York.

Saranno inoltre in esposizione alcuni “Shaped” di varie dimensioni. Le opere presentano le forme classiche della produzione di Noland, ma appaiono molto diverse fra loro: due lavori verticali a forma di esagono irregolare del 1977 e Half day del 1976, a forma di ventaglio, in cui i colori sono stesi a fasce monocrome verticali. In To stay del 1978 il colore dominante è il verde salvia con sottili linee di tonalità diverse che perimetrano la forma a nove lati.

Call del 1973, della serie “Plaid”, è un grande rombo di colore base arancione, con linee verticali e orizzontali che si intersecano al centro della tela.

Tutti i lavori presentati in mostra provengono dallo studio dell’artista.

La mostra è corredata da un catalogo (testi a cura di Franco Fanelli).

Negli anni ‘50 Kenneth Noland fu un esponente del Color Field Painting. Nelle serie di opere “Targets” o “Circles”, compie una serie di studi sulle forme concentriche, simili a bersagli, che attraverso una sapiente combinazione di colori, riescono a catturare l’occhio dello spettatore quasi ipnoticamente, dando l’impressione di movimento.

Nei lavori degli anni ‘60 viene definito minimalista. Noland, infatti, lascia i “Target” per proseguire con gli “Chevron” e gli “Stripes”, per lo più lavori di grandi e grandissime dimensioni in cui il colore acrilico è steso direttamente sulla tela grezza, non preparata, accentuando così l’effetto di immaterialità della pittura. Gli “Stripes” sono probabilmente le opere più care all’artista perché in esse raggiunge la più cruda semplicità.

Negli anni ‘70 realizza le “Shaped Canvases” in cui adotta la stessa tecnica degli “Stripes”, ma giustapponendo, ai margini dello spazio della superficie, bande di colore in contrasto fra loro, lasciando così grandi porzioni di tela colorata monocroma al centro dell’opera. La forma della superficie pittorica diventa irregolare, l’opera non è più quadrata o rettangolare, in questo modo l’artista attende a un’estensione fisica e psicologica maggiore. I “Plaids” degli anni ’70 sono un’evoluzione degli “Chevron” in cui le linee che attraversano la tela sono sottili, regolari e si incontrano perpendicolarmente.

Dagli anni ’80 in poi Noland ritorna al formalismo dei primi lavori con gli “Chevron”. Segue un breve periodo in cui frammenta la tela in più pezzi, per poi concentrarsi nuovamente sugli “Stripes” ed i “Circles”. Come i più grandi artisti, Noland vuole riaffermare le sue radici, il simbolismo dei suoi gesti, nonché l’audacia e l’insuperabilità del suo pensiero.

 

Galleria Cardi

Corso di Porta Nuova 38, 20121 Milano

www.cardigallery.com